mercoledì 22 dicembre 2010

Così, passato l’imbarazzo iniziale tutto era tornato come prima e a distanza di anni erano ancora inseparabili, come amici ma anche come fratelli. Eddy era molto protettivo nei confronti di Kira anche se quest’ultima aveva scelto un lavoro che mostrava tutto il suo coraggio a differenza del suo impiego da manager, e Kira a sua volta era protettiva nei confronti dell’amico ma allo stesso tempo amava i suoi rimproveri per la sua spericolatezza e il suo disordine atipico per una donna. Entrambi erano disponibili a dare qualsiasi cosa per l’altro, vita compresa.
Per Kira la sua vita era completa anche così, anche senza il ragazzo che l’aveva lasciata poche settimane prima perché non accettava il lavoro che
faceva; l’amicizia di Eddy, l’amore dei suoi genitori e le soddisfazioni derivanti dal suo lavoro riempivano la sua vita senza lasciare spazio per i rimpianti o per la tristezza.
-Sembri stranamente felice di vedermi partire… -, esclamò Eddy osservandola. Kira sorrise, a lui era impossibile nascondere qualsiasi cosa.
-Ho una missione segreta… -, rispose con tono scherzoso. -Sai che non posso raccontati niente dei casi che seguo… ti posso solo dire che avrò un ospite e sono ben felice che tu e i mie genitori siate lontani, così non dovrò preoccuparmi delle vostre intromissioni… -, aggiunse abbracciando affettuosamente l’amico.
-Proprio non la invidio questa persona… -, scherzò Eddy guardando il disordine che regnava nella stanza.
-Avevo proprio intenzione di fare le pulizie oggi!-, esclamò Kira con un finto broncio. Eddy scoppiò a ridere e poi le diede un bacio sulla fronte prima di dirigersi verso la porta.
-Fai buon viaggio!-
-E tu invece stai attenta, ok?- si raccomandò Eddy con tono apprensivo.
-Non preoccuparti per me, pensa a divertirti-. Kira lo abbracciò nuovamente e poi lo seguì con lo sguardo mentre si allontanava. Voleva un gran bene a quel ragazzo, non c’erano dubbi. Peccato che non ci fosse stato nulla di più di un’amicizia perché lei era convinta che sarebbero stati una coppia fantastica se solo avessero provato dell’amore.
Richiuse la porta e andò in cerca di Moon, il suo gatto siamese, e lo trovò nel solito posto, ovvero tra una pila di vestiti dentro l’armadio che aveva costantemente un’anta aperta. Kira lo prese in braccio e lo accarezzò godendosi per un attimo le sue fusa e i suoi strusciamenti.
-Dobbiamo proprio mettere in ordine tutto, Moon -, disse poi appoggiandolo sul letto dove il gatto riprese a dormire. Kira sospirò, poi raccolse i capelli in una coda e cominciò a riordinare la stanza. Preparò il letto singolo nella cameretta più piccola, quella che di solito lei usava come studio, perché lì avrebbe dormito Andrew, o meglio Eric, come avrebbe dovuto chiamarlo durante il suo soggiorno a casa sua. Più tardi avrebbe sicuramente preso il suo portatile e avrebbe cercato in internet informazioni su quel principe ribelle, almeno si sarebbe fatta un’idea su con chi avrebbe dovuto avere a che fare.
Terminati i lavori si guardò attorno soddisfatta: di certo c’erano ancora molte cose che non andavano bene, tipo i libri accatastati a caso nella libreria, le foto sue e di Eddy appese al muro qua e là con delle puntine, senza cornici ne altro, le tende segnate dagli innumerevoli tentativi di Moon di arrampicarsi con successo fino al soffitto; però lei amava la sua casa così com’era, così simile al suo modo di essere e non l’avrebbe di certo cambiata per un principino viziato.
Dopo una doccia rinfrescante decise di andare a fare la spesa dal momento che sia il frigorifero che la dispensa erano vuoti; solitamente sua madre, che voleva a tutti i costi rendersi utile, le faceva trovare la spesa fatta e spesso la cena pronta e quando Kira tornava a casa dopo dei turni massacranti trovava la tavola apparecchiata e le pentole sopra il fornello con dentro i suoi cibi preferiti; ma la cosa più bella erano sicuramente i bigliettini che sua madre le lasciava attaccati al frigo con le calamite colorate suoi quali scriveva frasi che le facevano sentire quanto fosse orgogliosa di lei.

giovedì 2 dicembre 2010

Si decise a rimettersi a lavorare ma prima aveva bisogno di un’abbondante colazione per acquisire forze e buon umore, così si scaldò del latte e prese dal frigo la torta che sua madre aveva fatto per lei prima di partire con il marito per la Russia in vacanza.
Anche il padre di Kira era nella polizia, anche se ormai vicino al pensionamento, e lei aveva deciso fin da piccola di seguire le sue orme e quelle dello zio e appena l’età glielo aveva consentito era entrata in accademia e si era impegnata per conquistare il privilegio di indossare la divisa. Sua madre inizialmente si era opposta preoccupata per i rischi che avrebbe corso la figli a ma alla fine aveva capito che nulla avrebbe potuto impedire alla ragazza di realizzare il suo sogno.
Fortunatamente i suoi genitori avrebbero trascorso i prossimi quindici giorni in Russia e lei non avrebbe dovuto giustificare, almeno inizialmente, la presenza di quell’uomo in casa sua, soprattutto perché le era  stato assolutamente vietato di parlare del suo compito con chiunque.
Sentì il campanello suonare e sbuffando andò ad aprire noncurante del fatto che aveva ancora addosso canottiera e shorts.
-Eddy, che piacere vederti!- esclamò non appena vide comparire il ragazzo biondo.
-Kira! Sei incorreggibile, ti sembra modo di presentarti ad aprire la porta?- la sgridò Eddy con tono allegro.
-Dai, entra che ti offro la colazione!- esclamò lei abbracciandolo e poi trascinandolo verso il tavolo apparecchiato.
-Volentieri, ma sono di corsa, sono solo passato a salutarti, ho l’aereo per la Florida tra un paio d’ore-. Kira lo guardò sollevata. Un altro problema risolto. Eddy era il suo migliore amico fin dal liceo. Avevano frequentato lo stesso college ed erano sempre stati inseparabili; c’era stato un periodo, nell’estate tra la fine del liceo e l’inizio del college in cui avevano creduto che il loro rapporto fosse ad una svolta e si erano messi assieme. Ma erano bastate poche settimane per capire che le cose non si potevano forzare, che non si potevano provare per forza certe emozioni e sensazioni e che l’unico termine con il quale potevano chiamare il legame che li univa era amicizia.

mercoledì 1 dicembre 2010

Sarebbe rimasta per un intero mese fuori da qualsiasi indagine e avrebbe dovuto fare da balia ad un membro di una famiglia reale di non si sa dove solo per soddisfare un suo capriccio. In realtà, pensò, il suo capo non le aveva presentato esattamente così la situazione: le aveva detto che il principe ereditario del Belgio, Andrew, secondo i servizi segreti del suo paese era stato preso di mira da un gruppo antimonarchico estremista e per questo motivo, approfittando di un suo grande desiderio di visitare la California, era stato organizzato il suo trasferimento sotto falso nome negli Stati Uniti, dove si pensava che si sarebbe tenuto fuori dai guai essendo stato esaudito il suo desiderio di frequentare le famose spiagge della West Coast.
A questo punto del racconto Kira aveva chiesto seria: –E io che c’entro con questa storia?- Il suo capitano l’aveva guardata di traverso prima di farle l’ennesima ramanzina.
-Tu non solo sei tra le nostre migliori agenti, ma sei anche una ragazza giovane e carina e per questo adatta a proteggerlo senza destare sospetti. E si tratta di un ordine, Kira, di conseguenza non ammetto repliche o lamentele. Adesso vai a casa e prenditi questi due giorni per rilassarti e prepararti all’arrivo del tuo nuovo incarico-.
-Ma, zio…-, aveva cercato di replicare Kira, nonostante le fosse appena stato vietato.
-Qui dentro sono il tuo capitano, non tuo zio. Come ti ho già detto, Kira, è un ordine-. Così era terminata la discussione e a lei non era rimasto che uscire mesta e arrabbiata dall’ufficio dello zio per andare a cambiarsi e tornare a casa.

venerdì 19 novembre 2010

Kira si alzò dal letto decisa ad iniziare a fare un po’ di pulizia nel suo appartamento. Si guardò attorno e scosse la testa facendo ondeggiare i lunghi capelli castani: vestiti a terra, un asciugamano sul letto, libri e riviste qua e là; era stata troppo presa dal lavoro ultimamente da non accorgersi della confusione che regnava nella sua abitazione. Ma ora avrebbe avuto un sacco di tempo a disposizione per porre rimedio a quel caos di vestiti e cose lasciate in giro nella fretta del mattino; e questo grazie all’assurdo incarico che le aveva assegnato il suo capitano. Le sembrava di aver sempre svolto il suo lavoro al massimo delle sue potenzialità ed ottenendo anche dei buoni risultati e questa era la motivazione, secondo il suo capo, per la quale era stata scelta lei per quel caso; ma a Kira, più che una dimostrazione di apprezzamento per il suo lavoro, quella scelta sembrava una punizione.
Si risedette nuovamente sul letto chiudendo per un attimo i grandi occhi azzurri che aveva ereditato dalla madre russa e dalle cui origini proveniva anche il suo nome.

lunedì 8 novembre 2010

domenica 7 novembre 2010

Incipit

«Ecco Amy, spero ti piaccia» esclamò mia madre con un entusiasmo forzato.
Cercai di stamparmi sul viso un’espressione grata e felice quando Susan spinse la mia sedia a rotelle nella mia nuova stanza; aveva cercato di renderla il più simile possibile alla mia vecchia camera che, trovandosi in fondo al corridoio al piano superiore, per me non era più raggiungibile. Ma non era la mia stanza, e il brivido di tristezza che attraversò il mio corpo doveva per forza essere trapelato sul mio viso perché notai che l’espressione sul volto di mia madre, quella falsa espressione di ottimismo, era scomparsa lasciando posto alle lacrime.